1990-2020: TRENTA ANNI DI..?

Forse non tutti sanno che il 27 Marzo 1990 il Consiglio Direttivo degli Scout D’Europa autorizzava il Gruppo Perugia 1. Siamo nell’anno 2020 e il Gruppo Scout Perugia 1 “Mafeking”, il “nostro” Gruppo, festeggia 30 anni! Sì, ma trenta anni di cosa? Ma trenta anni di scoutismo cattolico, ovviamente! Mi faccio questa domanda perché mi è stato chiesto di scrivere un breve articolo per raccontare questo compleanno, però ho sempre sentito dire che: “lo Scoutismo non si racconta, si fa”, che “la Strada entra dalle scarpe”.. e quindi? Ha senso cercare in queste (poche) righe di raccontare non uno, ma addirittura 30 anni di Scoutismo?
Potrei provare a raccontarvi degli oltre sessanta capi unità che si sono avvicendati nelle nostre unità, oppure potrei parlarvi degli oltre 1500 soci che anno dopo anno si sono censiti, chi per un anno solo e chi invece dopo il primo anno ancora non ha smesso; oppure stimare le notti in tenda, i chilometri percorsi in giro per l’Europa; o ancora potremmo provare a contare le foto scattate durante le attività: decine di migliaia di foto scattate per raccontare i traguardi raggiunti, le imprese memorabili e i canti intorno al fuoco di bivacco.. Ma anche tutte queste esperienze a mio parere non riescono a spiegare il perché di tanto impegno e di tanta passione per lo Scoutismo.

Io credo che il motivo di tanto dedizione, di tanta gratitudine e di tanta nostalgia, il motivo, insomma, per il quale lo Scoutismo è un gioco che dura da più di cento anni, sia che lo Scoutismo è “relazione”: l’incontrare altri fratelli e sorelle con i nostri stessi ideali e la nostra stessa passione.
I Lupetti e le Coccinelle imparano a giocare e cantare insieme, Guide ed Esploratori vivono insieme l’Avventura, in Terza Branca si cammina in Pattuglia; ed anche dopo la Partenza le esperienze più belle le viviamo insieme ai ragazzi ed alle ragazze che accompagniamo nella crescita e insieme ai fratelli ed alle sorelle con i quali condividiamo l’impegno di capi. Ecco, io credo che tutte queste cose non avrebbero lo stesso “sapore” se non le avessimo vissute insieme ai nostri fratelli.

L’augurio più grande che posso fare a tutti i nostri ragazzi, a tutti i nostri capi e a tutti coloro che hanno camminato con noi è di coltivare i rapporti di amicizia con i loro fratelli e le loro sorelle scout perché, come scrive William Lemit in un notissimo canto scout, è solo “Insieme” che si scopre ciò che è veramente importante nella Vita.

Buon compleanno, Perugia 1!



Marco Valerio, Grizzly Preciso
Capo Gruppo

Scoutismo: un'Avventura da sogno


I sogni sono come avventure, ma le nostre avventure sono sogni sempre vivi ed indelebili nei nostri ricordi.” A circa sedici anni scrissi questa frase e iniziai a utilizzarla in calce nelle mie email. Con queste poche parole avevo sintetizzato la mia esperienza scout e quella meravigliosa sensazione che ha accompagnato ogni mio passo nello scoutismo.
A distanza di anni non posso che confermarla.
Mi capita spesso di parlare con amici non scout di “cosa sia lo Scoutismo”. Raramente mi metto a spiegare l’intera metodologia che accompagna dei bambini nel percorso verso la maturità e responsabilità sociale. Perlomeno non come primo argomento. Parlo piuttosto delle mie avventure. Le Nostre Avventure. Quelle del Perugia 1. Quelle che hanno caratterizzato ventitré anni della mia vita e che hanno plasmato la persona che sono.
È proprio parlando a chi non ha vissuto lo Scoutismo che mi rendo conto di quanto sia stata fortunata nel viverlo.
Chi è della mia generazione non può non aver visto “I Goonies”. L’avventura, la scoperta, la voglia di mettersi in gioco per il bene comune, l’impegno, le sfide e le scelte, la crescita individuale e il forte legame che si crea tra il gruppetto di ragazzi protagonisti.
I Goonies” sono un film, frutto dell’immaginazione del grande artista del cinema, Steven Spielberg. Nei miei occhi però rivedo qualcosa di simile. Il primo EuroJam del Perugia 1 nel ’94 in cui, a soli 14 anni, abbiamo incontrato ragazzi provenienti da svariate nazioni. Abbiamo giocato, cantato insieme sotto le stelle e fatto silenzio, immersi nel creato, al crepitio del fuoco di bivacco. Abbiamo riso alle scenette e fatto buon viso a cattivo gioco quando si è trattato di essere ospitati a pranzo (!) nel sottocampo straniero (e chi si scorda la gelatina di daino!?). Ricordo il cuore che batte forte nel momento in cui, al quadrato generale, il canto dell’addio si eleva a una sola voce.. ma in più di 10 lingue diverse. Non posso dimenticare e non ridere del campo invernale in cui ho guidato le altre per alcuni chilometri seguendo la bussola che indicava la griglia metallica che stavo portando nell’altra mano! O il campo di servizio estivo AVAD in cui abbiamo assistito ragazze come noi, ma affette da malattie degenerative, in tutte le loro prime necessità: “Io sto messa male, ma Masini sta peggio eh!” (commento di Iole, ragazza ventenne che da pochi mesi era stata costretta alla sedia a rotelle). Impossibile non ricordare le uscite in cui siamo tornate affamate, fradice e infreddolite perché qualcuna si era dimenticata i picchetti, qualcuna le padelle, chi il sacco a pelo, chi la giacca a vento. L’Euromoot in cui ti dicono di seguire il percorso blu dandoti una cartina in bianco e nero e finisci in una fattoria oltre confine in cui l’anziana coppia di signori, che non sanno cosa sia un cellulare e che non parlano una parola d’inglese, ti accolgono (tutte e 50!) offrendoti il latte appena munto. I voli estivi in cui bimbe furbette (ma con Capo un po’ più furbette di loro) finalmente mangiano la pasta con la verdura (“Buona la pasta al salmone!”…peccato fossero carote!). La prima fotografia scattata da una Cocci, ora Capo, appassionata di fotografia.
Il silenzioso stupore nell’ascoltare canti polifonici in abazie gregoriane e l’alba tra la foschia che si dirada al sorgere del sole tra le vallate viste dall’alto del giardino dell’eremo in cui ci siamo accampate per la notte. Il campo in Polonia alla scoperta delle miniere di sale e scout dai diversi costumi ai quali ti prometti sposa (ovviamente senza saperlo!) solo perché ignara accetti una coroncina di fiori! Il risveglio in tenda accompagnato dal crescente canto degli uccellini che ti invita a vivere il dono di una nuova giornata in sintonia con i ritmi della natura. L’inno d’Italia cantato istericamente insieme e a squarciagola, per superare gli ultimi chilometri in salita che ti separano dalla doccia rinfrescante. Le dolci signore che ti accolgono a casa e che vogliono condividere con te i capitoli sulle donne della Bibbia preparati per la Route estiva con l’aiuto dell’Assistente Spirituale. La notte in tenda, sotto il diluvio e i tuoni, in cui ci diciamo cosa vorremmo diventare da grandi, tra stiliste d’alta moda e protettrici di rinoceronti bianchi in estinzione. L’agitazione nell’esibirsi in una recita o un musical sul palco del teatro dell’Oasi all’aprirsi del sipario. L’emozione di vedere nei Capi maturi e premurosi di ora, i bambini che hai guidato per mano da piccoli. La soddisfazione di innalzare l’asticella del “Ce la possiamo fare” e arrivare in bici fino alla porta di casa al termine della Route su due ruote. Le feste delle famiglie tra le pinete e i giochi in cui condividi ridendo sfide tra squadre composte da genitori e fratelli. Le infinite gare dolci in cui i giudici tutti gli anni si pentono di essersi proposti per poi rifarlo l’anno successivo. Il “Buona Strada” pronunciato consegnando la bussola con il Tau al termine del percorso di Fuoco e di tanti anni camminati a fianco una dell’altra. Le lacrime versate insieme, alla scomparsa di un familiare o di un componente del gruppo, o quelle di gioia al matrimonio o nascita di un bambino di chi ha condiviso tanta Vita insieme a te.

Grazie alla guida dei Capo e la pazienza dei genitori, abbiamo sbagliato, ci siamo a volte scontrati, ma poi sempre chiariti (e se ci fosse qualcosa ancora in sospeso, ti prego di perdonarmi, avere pazienza, essere superiore a me e venirmi in contro per chiarirci). Perché lo Scoutismo non è vivere un mondo ideale e astratto in cui tutto va sempre bene. Sì, si sorride e si canta anche nelle difficoltà, ma lo si impara strada facendo. Lo Scoutismo è un processo educativo di responsabilizzazione progressiva in cui oggi sbagli tu e io ne “pago” le conseguenze e domani può capitare che sia l’opposto. È la libertà di poter sbagliare ed essere aperte alla correzione fraterna che fa crescere, più dell’astenersi dal prendersi responsabilità per non sbagliare. Lo Scoutismo è crescere insieme e prepararsi per la vita adulta.
Lo Scoutismo ti regala (ma te lo devi guadagnare!) uno scrigno di valori, esperienze e amici VERI che, a distanza di anni, saranno sempre lì felici di accoglierti e ridere insieme delle avventure passate.

“Nessun profumo vale l’odore di quel fuoco” diceva B.-P. È proprio vero.
Ora, che da qualche anno sono una scout attiva solo al di fuori della vita associativa, quelle avventure continuano a farmi sognare e rimangono sempre vive e indelebili nei miei ricordi.

Siamo un Gruppo da sogno, non ve lo dimenticate mai!
Buona Strada sulla Sua Strada!


Alessandra, Airone Libero

La Strada: lascia che Lui ti mostri ciò che ha preparato per te


Grazie guide, di aver chiesto di condividere.
Non ho saputo frenare i ricordi, i pensieri, le emozioni, la fatica, le risate e le discussioni per la difficile organizzazione, la fretta di arrivare e la voglia di restare lì e fermare il tempo..
Non potevo non raccontarvi della Route fatta verso Santiago di Compostela con le mie sorelle di Strada Laura Maria, Alessandra, Valentina e Maria Chiara nel ...boh, io con le date non sono mai stata brava! Comunque, tanti anni fa, forse una decina.

Sarebbe stata la Route della mia ‘Partenza’, che giungeva alla fine di un percorso, quello della mia crescita come Scout. E ci tenevo.
Ci tenevamo tutte, ognuna delle mie sorelle ha fatto o detto qualcosa per renderla ancora più speciale. Ma soprattutto, era lì. Accanto a me. Così lontano da casa. Con mamma e papà in ansia. E ne è valsa la pena.

Partiamo, zaino in spalla. La prima volta in aereo. Avremmo camminato molto, in meno di 1 settimana oltre 100 km. Quindi altro che ‘portate l’essenziale’!
Si arriva, si cerca il sentiero, o meglio, il cammino. Ci svegliavamo presto al mattino, molto presto, per poter affrontare la giornata (ed i 25 km in media al giorno che ci separavano dalla tappa successiva) senza la preoccupazione di non trovare posto per dormire per tutte, insieme.
La prima parte della giornata si camminava al buio, e avevamo involontariamente creato degli schieramenti: infatti, Valentina e Laura Maria aprivano la strada, mentre Ale e Maria Chiara la chiudevano. Ed io? In mezzo, tra le due coppie, perché la strada ha deciso per noi quale fosse il ‘nostro’ passo. Spesso le perdevo in mezzo alla nebbia, ma le loro chiacchiere mi raggiungevano e non mi sentivo sola. Anzi. 
Sì perché la strada, ed in particolare il cammino di Santiago, ti porta a stare con te stessa e basta. Ed è strano, non siamo abituati a stare tanto soli. Ricordo che il buio mi spingeva a considerare molto di più ciò che mi circondava: ogni foglia, rametto o sassolino influenzava il mio passo, ogni luce lontana suggeriva l’orientamento, ogni suono, animale o brezza, accompagnava una riflessione.
E continuavamo, continuavamo a camminare.
Poi arrivava la luce, il sole, i pellegrini, i punti di ristoro, le panchine e le soste. Ed era un turbinio di lingue, sorrisi ed endorfine.
Credo di averne fatto una buona scorta a Santiago di endorfine.
E poi si continuava...ed è grazie a questa Route che ho iniziato (ben oltre i 20 anni) a capire la differenza tra 100 e 500 metri. Sì, perché ormai era quello l’obiettivo: vedere il prossimo ‘sasso’ con su indicato almeno 1 km in meno a separarci dalla meta, Santiago di Compostela.
Ma quando si intravedeva da lontano l’inizio del paesello da noi scelto come tappa intermedia, destinazione della giornata, beh non mi crederete. Iniziavamo letteralmente a correre, la salita non esisteva, né la stanchezza. Si correva fino al primo ostello per aggiudicarci gli ultimi 5 posti. Si perché, sebbene partissimo anche alle 4 del mattino, poi durante il giorno venivamo raggiunte e sorpassate da chiunque. Eppure non eravamo così lente. Credo.
Ma vi porto al dunque: l’ultima sera. Indescrivibile. Non riuscirò a spiegare ciò che è stata, non credo si possa fare a parole.
Emozionante. Molto più unica di quanto avrei mai potuto immaginare.
Perché? Beh, perché dopo una serata di storie, abbracci, ricordi e parole d’affetto con una fortissima sensazione che Lui stesse davvero guidando la liturgia di quella sera...arrivare sola all’alba alla Cattedrale di Santiago è stato un dono.
Ricordo che dopo tanto camminare nella natura, avendo sopra la testa alberi ed il cielo della Spagna in Agosto, entrare in Cattedrale quando ancora era deserta è un miracolo indescrivibile.
Archi, dipinti, vetrate, l’odore d’incenso...lì dentro il Sacro si respirava, non si vedeva soltanto.
E mi è rimasto dentro.
In fondo, si sa che il pellegrinaggio è il cammino dell’anima. Ma fino a quel momento non avevo compreso la profondità della Grazia che in quella settimana aveva operato in me. In noi.
Perché in realtà, non ho camminato verso Santiago, ma verso di Lui.
E Lui era con me, da sempre: sin dal momento in cui mia mamma mi ha salutato poco prima di partire. Ed è sempre con noi, ogni volta, ogni giorno in cui ’partiamo’ verso la vita che ci aspetta.

Grazie a chi c’era, chi c’è e Chi ci sarà sempre.
Buona Strada a tutti! Sulla Sua Strada!



Dea, Rugiada Determinata

Sasso e carta.. 30 anni del Gruppo Scout Perugia 1 FSE


Mo-rra ci-neeee-se! Sasso! Mo-rra ci-neeee-se! Carta! Quante volte abbiamo giocato a questo gioco? Mi piacerebbe partire da questo gioco per raccontarvi la mia esperienza all’interno del Gruppo Scout Perugia 1 FSE del quale ho fatto parte per tantissimi anni. Il gruppo quest’anno compie 30 anni, un traguardo veramente importante! L'anno della sua fondazione era il 1990, anno indimenticabile delle "notti magiche" dei Mondiali di Calcio di Totò Schillaci e di Diego Armando Maradona. Ho avuto la fortuna di entrare nel gruppo esattamente un anno dopo la sua fondazione e per questo posso dire di averlo visto crescere e chiaramente di essere cresciuto io stesso insieme a lui!
Ho cominciato da Lupetto di un Branco numeroso che contava (se non ricordo male) quattro sestiglie guidato da un ragazzo poco più che ventenne (Leonardo Lastilla) studente fuori sede che da Roma era venuto a studiare Agraria a Perugia. Ricordo ancora quella marmaglia di Lupetti elettrizzati e schiamazzanti dentro i vagoni del treno diretti in Toscana, all'Alpe della Luna, per le Vacanze di Branco! Terminate le Vacanze di Branco mi accoglie in Riparto un altro ragazzo romano poco più che ventenne (Francesco Licenziato), anche lui studente fuori sede presso la facoltà di Agraria di Perugia. Il primo anno in riparto eravamo un po’ pochini, una sola squadriglia (la squadriglia Lupi), ma già l’anno dopo eravamo tre squadriglie pronte a sfidarci a suon di scalpi ed imprese di pioneristica! Ricordo ancora il Campo Estivo che facemmo a Sassinoro, un piccolo paesello in Campania i cui abitanti ci accolsero con curiosità ed entusiasmo. Come dimenticare la buona azione di squadriglia che abbiamo svolto nella panetteria del paese... tempo un'ora e la panetteria si trovò invasa da ragazzi in pantaloni corti e fazzolettoni intenti a sfornare pagnotte, pizzette e taralli!! Il motto del campo era “Pietra su pietra costruiremo la nostra chiesa”, scelto dal nostro Capo Riparto Francesco consapevole che da quel gruppetto di ragazzi si stava costruendo una bella comunità. Nel presentarci il motto, Francesco ci spiegò che il termine "chiesa" deriva dal greco "ecclesía", parola che significa comunità, e a distanza di anni posso dire con consapevolezza di aver fatto parte di una comunità che cresceva insieme. E qui il sasso! Quel sassolino che spesso ci troviamo sotto la schiena quando dormiamo in tenda dentro il sacco a pelo!
Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo mi sono messo a spulciare tutti i documenti e i ricordi che tengo conservati in diversi raccoglitori. Tanta carta e tanti appunti! Un gran numero di documenti era relativo alla mia esperienza in Clan, prima come Rover e poi come Capo Clan. Anche qui la storia in un certo modo si è ripetuta: sono entrato in Clan esattamente un anno dopo la sua fondazione. Ricordo ancora quando, al termine del Campo Mobile che si era svolto in Francia presso il Massiccio Centrale, dentro i vagoni del treno che ci stava portando a Parigi per la Giornata della Gioventù, insieme agli altri ragazzi del clan ci apprestavamo a scrivere la seconda Carta di Clan. Si trattava di un'eccezione, è molto raro scrivere due Carte di Clan nel giro di due anni, ma il corso degli eventi ci hanno portato a questa decisione. E così, in una bella giornata di sole, ci troviamo a firmare la nostra nuova Carta davanti all'ingresso della basilica di Notre-Dame (mica male come location!). Si trattava di una Carta di Clan forse un po' acerba ma sicuramente genuina, come d'altronde un po' acerbo e genuino era allora il Clan Orizzonte Audace al suo secondo anno di vita. Ed ecco la carta! Una carta importante, la Carta di Clan, per la vita di un Rover!
Nel corso della storia le anomalie si ripetono spesso, e infatti nel 2001, dopo la Partenza, mi ritrovo sulle spalle della camicia le barrette rosse di Capo Clan. Sono stati anni belli ed intensi quelli passati alla guida del Clan Orizzonte Audace! Esperienze diverse come diversi sono stati i Rover con i quali ho condiviso la strada. Eravamo una comunità molto affiatata. Insieme abbiamo macinato chilometri a piedi con lo zaino sulle spalle e sempre insieme abbiamo condiviso molti pasti cucinati con i nostri fornelletti sotto le stelle. Sardegna, Abruzzo, Alpi, Sibillini… In quegli anni, sempre zaino in spalla, abbiamo girato l’Italia in lungo e in largo. Come non ricordare il campo mobile in Trentino-Alto Adige, terminato sulle rive del Lago di Garda dove c'era chi voleva simulare un annegamento per farsi salvare dalla bagnina! Nel bel mezzo di tutte queste esperienze, nel 2005, dopo un campo mobile "in distretto"1 svoltosi sulle Dolomiti, decidiamo di scrivere una nuova Carta di Clan, non ricordo bene se redatta o firmata a Costa di Trex (parco del Monte Subasio). Si trattava sicuramente di una location meno maestosa rispetto alla Basilica di Notre-Dame, ma sicuramente più "nelle corde" di un gruppo di ragazzi amanti della vita all'aperto. Erano infatti quelli gli anni di uscite di Clan sempre più "audaci", sicuramente un modo alternativo per passare i sabati sera!! La nuova Carta di Clan era una Carta più matura rispetto alla precedente, perché negli anni il Clan era cresciuto più maturo e consapevole. Ci portavamo dietro l’entusiasmo e l'esperienza di tuti i Rover che avevano camminato insieme a noi. Ciascun Rover costituiva una pietra che messa insieme ad altre pietre è in grado di costruire una comunità (ecclesía) forte e robusta. Ed ecco ancora il sasso e la carta che si combinano!
Il sasso posto nel lontano 1990, insieme a tanti altri sassi, aveva ormai creato una bella costruzione, grazie anche a chi ha lavorato in quegli anni con cemento e spatola! Ragazzi appassionati che spendevano con allegria il loro tempo per fare qualcosa di utile a noi stessi e a chi ci stava vicino. Anni passati facendo servizio nelle varie branche, ma anche facendo servizio nei paesi del Centro Italia colpiti dal terremoto (Umbria-Marche 1997 e Abruzzo 2009), ad organizzare raccolte viveri per l'Operazione Mato Grosso2 o per approfondire tematiche quali quelle del commercio equo e solidale. Forse era per noi un modo per dare un senso alle nostre giornate. Ricordo con nostalgia quegli anni e un po’ mi manca il poter spendere in maniera gratuita il mio tempo per un'idea collettiva.
Spesso provo a spiegare ai mei amici di oggi cosa è stato per me lo Scoutismo, ma trovo un po' di difficoltà... probabilmente perché lo Scoutismo non si spiega, lo si vive. È un po' come la poesia (sia scritta su carta che scolpita su pietra… pardon, su sasso!), che se la spieghi sembra perdere di significato.


Marco, Grillo Gioioso
1 Nell’estate del 2005 i Clan del Distretto Lazio Nord-Umbria si ritrovarono nelle Dolomiti per svolgere il Campo Mobile. Ciascun Clan era autonomo nella programmazione del Campo ed erano previsti degli incontri fra i vari Clan lungo il percorso.
2 Movimento di volontariato che gestisce alcune comunità in America Latina

Io sarò con te.. ovunque andrai!

 

Il famoso TRIO è nato nel 2007 come DUO, quando Lucrezia e Elisa si sono incontrate per la prima volta durante una delle riunioni domenicali del Cerchio “La Grande Quercia”. Tra le due si è accesa “la scintilla” e si è instaurata da subito una certa complicità… E tra giochi, animali fantastici, lanterne, scenette e tante risate è arrivato il fatidico giorno dei passaggi. Le piccole Coccinelle non erano per niente felici di lasciare il Cerchio e avevano paura di ciò che le aspettava. Di sicuro non si immaginavano che il loro duo sarebbe diventato presto un trio… e che trio! Infatti un nuovo fazzolettone si è aggiunto alla loro piccola famiglia: Lorenza!

Una delle prime cose che impara una Guida è fare le legature, e quale Guida non conosce il TREPPIEDE?! Le tre sono proprio come un treppiede, solide e resistenti, ma se una di loro non c’è, è un bel guaio! Sì, perché hanno un bel caratterino! Insieme formano un equilibrio perfetto, ma non perdono mai occasione di pizzicarsi a vicenda, questo proprio perché si vogliono davvero bene.

Quei cinque anni di Riparto sono stati intensi: la fatica dei campi estivi, la pioggia, le responsabilità, le aspettative deluse, i litigi le hanno messe a dura prova, portandole addirittura a credere di non farcela più… A voler mollare. Ma se nasci tondo, non muori quadrato, una testa dura rimane una testa dura. Non sono bastati questi ostacoli per spezzare la loro cordata. I giochi e i canti, il cielo stellato, le soddisfazioni, gli obiettivi raggiunti, hanno prevalso e le hanno convinte che ne valeva la pena. Che ne vale la pena! Tutto questo non l’hanno affrontato da sole, ma con le loro sorelle: Emilia, Lavinia, Maddalena, Marianna, Rachele, Florianne, Anna, Gaia, Giulia, Francesca, Anita, Chiara, Licia, Elisabetta, Alessia, Francesca M… e a guidarle in questa avventura ben tre CR! Laura, Valentina e Dea, figure decisive nella loro crescita. A loro devono un sincero GRAZIE!

E dopo 5 anni splendidi e indimenticabili, nell’ottobre 2013 è giunto il momento da tutti tanto temuto… l’uscita dei passaggi. Tra lacrime e ricordi rimasti indelebili sono salite al Fuoco.
È qui che le tre ragazze, diventate Scolte, hanno conosciuto la fatica della Strada, l’entusiasmo del Servizio e il calore della comunità.
Per tre anni la crescita delle “Morbidine” (così venivano chiamate dalla loro CF… rustiche fuori ma tenere dentro) è stata affidata a una fantastica e sorridente Laura Maria, loro prima Capo Riparto, che come una sorella maggiore, di lì a poco sarebbe diventata per loro un punto di riferimento essenziale. All’inizio le tre avevano un po’ timore della loro capo ma è bastato veramente poco ed è stato subito amore che tuttora persiste. La sorpresa più grande è arrivata nella domenica delle Palme del 2016, quando Laura ha annunciato che sarebbe arrivata una nuova morbidina, la sua piccola Bianca.
Così il testimone della CF è passato a Maria Chiara…sì sì, la coccinellara, l’eterna CC!
Eppure dietro la sua corazza gialla si nascondeva un travolgente cuore rosso.

E tra canti, faticose salite, momenti di condivisione, sentieri a “gradoni” e viste mozzafiato alle 6 di mattina, quando il sole inizia a sorgere, le tre ragazze hanno firmato la Carta di Fuoco e sono diventate Scolte Viandanti pronte per incamminarsi nel lungo sentiero che le avrebbe portate a essere donne pronte a Rendere Servizio.

Buona Strada!

Lorenza, Lucrezia e Elisa
Delfino Tenace, Marmotta Generosa, Rondine Ottimista

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