Getta il cuore oltre l'ostacolo


Il teatro è vita. Questa la frase che mi ha guidato durante lo svolgimento di tutto il progetto presentato ai nostri ragazzi: mettere in scena il musical di Paulicelli sulla vita di San Francesco d’Assisi “Forza Venite Gente”.
Abbiamo deciso, insieme, di dare una possibilità a questa idea, poggiando l’uno sulla spalla dell’altro. Non aspettavamo quello che avremmo ricevuto, come sempre accade, d’altronde, quando si apre il cuore..
I ragazzi erano emozionati all’idea, ma anche timorosi. Copioni da memorizzare, costumi da cucire, scenografie da installare, prove, trucco, ma soprattutto.. loro. Sul palco. Non c’era costume, trucco, cappello, che potesse coprire i loro animi, una volta saliti sul palco. Erano loro, come nudi, nella pelle di un personaggio, che, semplicemente, li ospitava.
Ed ecco che i “miei” ragazzi diventavano, non il personaggio che per quelle due ore li accoglieva, ma diventavano loro stessi. Hanno regalato a tutta la gente venuta ad ascoltare cosa avessero da dire, tutti loro stessi. Ciascuno di noi ha imparato a fare del proprio modo di ridere, di tossire, di urlare, un mezzo comunicativo potente e immediato. Abbiamo imparato che abbiamo braccia, sopracciglia, voce, sguardo, e che tutte queste cose si muovono insieme in una danza che arriva al cuore.
Non hanno mancato un incontro, quei ragazzi. Non hanno saltato una prova. Ci tenevano a che il progetto riuscisse. Sentivano ciascuno la responsabilità della riuscita di tutti. Sapevano, quei ragazzi, che il progetto avrebbe incontrato il successo solo se avessero lavorato insieme.
La battuta di ciascuno dava il la al compagno sul palco. E di per ciò stesso doveva essere impeccabile. L’ingranaggio girava se ciascuno dava la sua parte. La melodia sarebbe stata piacevole soltanto se ciascuno avesse suonato al meglio delle sue possibilità.
Ho visto ragazzi arrivare di corsa alle prove, senza aver cenato, dopo una dura giornata.
E questo per sei o sette sere alla settimana, per mesi. Ho visto ragazzi che non avevano potuto, loro malgrado, dare la disponibilità al progetto, mettersi in gioco, perché stare a guardare proprio non fa per loro. Ho visto genitori commuoversi, ho visto bambini diventare donne e uomini. E non solo su quel palco.
Il mio è un ringraziamento. Ringrazio Dio per le possibilità che in questa vita mi ha dato. E’ un grazie a ciascuno di quei ragazzi, a ciascuno dei loro genitori, ai miei stessi genitori.
E chissà che un giorno le nostre strade non si incontreranno di nuovo.
Buona strada. Sulla Sua Strada.
Laura Maria, Leprotto Gentile

Nel Tuo volto, la mia Strada!

 

Nel Tuo volto la mia Strada” è stato il motto della Route Nazionale o Campo Mobile Nazionale svoltosi dal 4 al 12 agosto 2012, che aveva previsto un anno di preparazione e dove all’incirca 2000 tra Scolte, Rover ed R-S si sono incontrati per vivere a pieno questa chiamata, e che io ho vissuto da Capo Fuoco insieme alle Scolte del Fuoco “Il Melograno”.

Ci sono mille parole per descrive lo Scoutismo e in Route credo vengano riassunte e vissute tutte all’ennesima potenza. Quella, infatti, è stata una settimana piena.

Piena di
condivisione con ragazze di altri Fuochi, che, anche senza averle mai viste prima, diventano Sorelle nella fatica della Strada, nello stupore delle vedute delle Dolomiti o delle nubi che al mattino ti sembra quasi di toccare.
Di
Avventura: eravamo partite da Claut (PN) per iniziare il nostro lungo percorso di Interfuoco, alla scoperta di sentieri bellissimi sotto il sole cocente per poi rinfrescarsi (solo) i piedi nell’acqua gelata di un fiume. Di buon cibo: ricordo bene che ad un certo punto, affamate, come si è soliti essere dopo tanti km macinati, siamo andate in un rifugio e abbiamo assaggiato la polenta fritta e altre prelibatezze. Ma questa Route è stata anche Civismo, poiché abbiamo imparato di più sul disastro del Vajont del 1963 e il nostro percorso prevedeva la visita ad Erto e Casso. Piena di preghiera e si sa che chi canta prega due volte: i canti non sono mai mancati, quasi a voler dire che anche nella stanchezza si può essere gioiosi.
Di
Servizio: l’allestimento delle docce e bagni al campo base, le comunicazioni via radio per le emergenze, il cibo e tanto altro, sono stati segni chiari di quanto la nostra Associazione avesse fatto per noi, che quella Route eravamo andate a viverla a pieno.

Ci sarebbero altre mille cose da raccontare, ma credo che certe esperienze vadano vissute e quindi questo è un invito a far parte di questa grande famiglia dove gli incontri Nazionali o addirittura Internazionali non mancano mai e sono occasione di crescita personale a 360°. Prendi il tuo zaino, parti e monta la tua tenda lungo la Strada che percorrerai seguendo il Suo Volto.
Buona Strada!

Mirian, Scricciolo Generoso

Le grandi Avventure del Riparto Artemide

 

Lo scoutismo, nel periodo del Riparto, è certamente Avventura.. ma le A V V E N T U R E più grandi, quelle che rimangono nella mente e nella memoria sono certamente quelle vissute, all’aria aperta, durante i Campi estivi!
In questo articolo vogliamo ricordare i Campi del nostro Riparto, ora Squadriglia Libera Scoiattoli, dal 2005 ad oggi e alcuni dei ragazzi che ne sono stati protagonisti.


Il campo che ci è piaciuto di più?! Non ce la facciamo ad esprimere un giudizio: tutti i campi sono unici e irripetibili a loro modo e ciascuno rimarrà nella nostra memoria per un momento, una risata o un problema superato!

Ecco quindi dal nostro “Golden Book”:

Anno

Comune (località)

Prov

Sq. Vincitrice (Gruppo)

Capo Sq.

Vice

2005

Rieti (Leonessa)

Ri




2006






2007

Cascia

Pg




2008

Ficulle

Tr




2009

Sellano

Pg




2010

Nocera U. (Monte Alago)

Pg




2011

Camporeggiano

Pg




2012

Gualdo Tadino

Pg




2013

Nocera U. (Monte Alago) con Passignano

Pg




2014

Saint Evroult Notre dame du Bois (EUROJAM)

Francia




2015

Rieti (Leonessa)

Ri

(Vt 1)



2016

Prati di Tivo

Te

(Vt 2)



2017

Nocera Umbra (Monte Alago)

Pg

Scoiattoli

Francesco R.

Andrea R.

2018

Gavelli

Pg

(Cp)

Gabriele

Matteo

2019

Nocera U. (Monte Alago)

Pg

(Cp)

Gabriele

Matteo

2020

Sellano

Pg




Per darvi un’idea più precisa di quanta strada abbiamo percorso e quanti i luoghi raggiunti in questi trenta, anni abbiamo preparato anche una mappa interattiva che potete raggiungere comodamente con il vostro telefono cellulare inquadrando il QR-Code qui sotto! 


Allora non resta che augurarvi buona visione, Buona Caccia e arrivederci alla prossima Avventura!


Marco Valerio, Federico e Giovanni
Grizzly Preciso, Zebra Volenterosa e Panda Determinato

Lo Scout sorride e canta anche nelle difficoltà

Questo è l’ottavo punto della legge Scout e della Guida: chi mi conosce sa che è il comandamento di B.-P. che ho sempre seguito con più difficoltà. È un punto che esplica un concetto così denso di significato con una semplicità disarmante e se volessimo semplificarlo ancora, banalizzandolo anche un po’, si parla di ottimismo. Avere la forza di trovare il bello e la gioia anche nelle avversità: le mie sorelle, i miei genitori, la mia ragazza, sognano il giorno in cui io riesca ad applicare questo principio alla mia vita.

Eppure c’è stato un momento in cui io naturalmente sono stato in grado di sorridere e cantare nonostante le difficoltà: l’EuroJam del 2014. In Normandia, dal 1 all’ 8 agosto, più di 12 mila ragazzi e ragazze, provenienti da 18 paesi diversi (Europei e Canada come “intruso”), si sono riuniti in un unico Campo Estivo. Per chi non ha avuto la fortuna di vivere un’esperienza come questa è difficile spiegarla, ma ci proverò. Per vari problemi burocratici e logistici la location fu cambiata a pochi mesi dall’inizio del campo e questo creò enormi disagi allo svolgimento dell’EJ. Qualsiasi ragazzo vi abbia partecipato vi potrà raccontare delle baguette umide del giorno prima, delle scatolette di tonno al naturale, delle lingue di gatto umide, del fango, del freddo, della pioggia incessante, dell’introvabile legna, delle travi da 4 metri per 10 kg di peso al posto delle filagne, dei bagni chimici, delle epidemie di problemi gastrointestinali, della violenza nei giochi dei polacchi, delle regole assurde imposte dai Capo Campi.

Ma dopo avervi tediato con i disagi enormi che lui ha vissuto in quei dieci giorni, vi racconterà dell’emozione che ha provato nel vedere 12 mila ragazzi da tutta Europa che condividevano con lui gli stessi valori, che avevano sacrificato con lui parte della loro “normalità” pur di perseguire quella Legge. Io mi sono sentito parte di un qualcosa di meraviglioso e questa sensazione mi ha dato la forza di sorridere e cantare anche nel Campo Estivo più duro della mia vita.

Grazie, B.-P.!

Nicola, Lupo Tenace

"Gioca, non stare a guardare!"


Quando ti chiedono di scegliere uno tra mille ricordi da esploratore, diventa difficile selezionarne uno. Se poi il diktat (comprensibile) è del tipo “Non scrivere un poema”, l’impresa diventa praticamente impossibile. Mi siedo allora alla scrivania e provo a ripercorrere nella mente cinque intensi anni. Poi mi viene in mente un’idea: quale “diario” migliore per rinfrescarsi le idee, se non il Quaderno di Caccia?

Ora, a qualcuno potrà sembrare strano. Ma il QdC ancora oggi lo conservo con gelosa venerazione in casa. Perché? Non so. Ogni tanto mi fa sorridere sfogliarlo, rileggere la rosa dei venti, i nodi appiccicati con lo scotch sulla carta, il cerimoniale dell’alzabandiera, i canti, le preghiere, la topografia, l’orientamento, la segnalazione, i giochi. Ogni foglio riconduce ad una attività, una gara di cucina, una sopraelevata, un campo. Ma visto che mi hanno chiesto di raccontare un evento importante per la Branca, c’è ricordo che stavolta mi colpisce più di altri. 

Torniamo al campo estivo del 2007, l’anno del centenario dello scoutismo. Lo considero importante per il Riparto Artemide perché, a giudicare dalle foto, è stato uno dei campi con più esploratori presenti. Ottime squadriglie, livello tecnico elevato. Divertimento assicurato. Ho scelto proprio questo campo perché se c’è una cosa di cui gli scout perugini sono sempre andati fieri è stata la propria capacità pionieristica, specialmente nel settore costruzioni. La gara degli angoli è sempre stata (qualcuno, se vuole, può smentirmi) l’evento centrale dell’anno. Quel premio valeva più di ogni altro, giusto o sbagliato che fosse. Quasi un’ossessione. Quell’anno il livello stupì un po’ tutti. Gli scoiattoli realizzarono una sopraelevata cinque centimetri più alta di quella costruita dai castori tre anni prima (misura ovviamente calcolata in anticipo). La pattuglia capi si adoperò per una sorta di grattacielo: una sopraelevata a tre piani dove piantare le tende a igloo degli R-S. Gli altri si batterono con un tavolo di ottima fattura e poi portali, cucine rialzate, torrette, docce e varie astuzie da campo. Furono due settimane “comode”, nel senso che - credo - a quasi nessuno mancò la sedia o il tavolo di casa. Si stava bene. 

Vi potrà sembrare un particolare sciocco, e sicuramente avrei potuto pescare anche in altri anni scout, ma credo sia sufficiente per raccontare l’atmosfera che si viveva in quel periodo (tra il 2003 e il 2008, per quel che mi riguarda) in Riparto. La costruzione dell’angolo era davvero un chiodo fisso. Un motivo di vanto per l’intero anno successivo. E per i capi squadriglia un modo per congedarsi prima del passaggio in Clan con qualcosa che lasciasse il segno. 

A proposito. Il QdC mi lascia un altro ricordo. Forse più personale, ma che riguarda il cammino scout di tutti gli esploratori che sono passati dal Riparto. Parlo degli Hike di squadriglia o di classe, cioè l’uscita con pernottamento che normalmente si realizza durante il campo estivo. Non starò a raccontare episodi particolari, perché uscirei dal tema e avrei decine di aneddoti. Ma sono certo che se chiedeste ad altri un “evento importante” vissuto nel Riparto e in squadriglia, anche loro metterebbero l’Hike tra i primi posti. Quei momenti mi tornano in mente rileggendo una delle preghiere realizzate dagli esploratori in una di queste occasioni. La riporto perché, credo, spieghi bene cosa significava (e spero significhi tutt’ora) la vita nel riparto Artemide: “Signore, tu che ci hai sempre seguito passo dopo passo nella nostra avventura scout (…) facci capire che la nostra vita da esploratori non finisce qui, ma continua anche nel quotidiano percorso della vita”. Per me è stato così. E credo anche per molti altri.
Artemide in bello parati.



Giuseppe, Canguro Volenteroso

Il nostro San Giorgio!


Raccontare quest’Avventura è veramente un’emozione per noi.
Dopo tanti anni, siamo riuscite a vincere di nuovo il San Giorgio! Di nuovo il nome “Squadriglia Aquile Perugia 1” è ricomparso tra le targhette dietro allo scudetto.
Ecco com’è andata..
Sabato 27 e Domenica 28 aprile 2019 abbiamo partecipato, come quasi tutti gli anni, al San Giorgio di Distretto svoltosi a Cura di Vetralla (VT). Appena arrivate, abbiamo conosciuto di persona la Squadriglia gemellata con noi, gli Scoiattoli del Gruppo Viterbo 1. Dopo aver montato la tenda e la cucina in tempi da record, considerando il nostro abituale ritardo, abbiamo concluso il pomeriggio con la celebrazione della Santa Messa. Durante il fuoco serale, ci siamo riunite per mostrare una parte della Missione da noi realizzata: un’edicola con una statuetta della Maria Vergine con in braccio il piccolo Gesù e una preghiera, scritta da noi, da leggere. La realizzazione di quest’edicola non è stata semplicissima: ogni volta che tentavamo di creare la statuetta con lo stampo, qualcosa andava storto! Gesso troppo liquido, gesso troppo solido, a Gesù mancava una manina, a Maria una parte del volto.. Insomma, abbiamo capito che il termine “impresa” non era stato scelto a caso! Per non parlare di quanta attenzione e precisione ci è voluta per colorare la statuetta con le tempere: se qualcuno ci avesse fotografato mentre eravamo impegnate a non sporcare di blu il volto di Maria o di biondo quello di Gesù, si sarebbe fatto delle gran risate! Fortunatamente, invece, per la preghiera abbiamo ricevuto l’aiuto di Padre Leone, l’Assistente del nostro Gruppo.
La Domenica mattina tutte le Squadriglie del Distretto si sono sfidate alla conquista del Grande Gioco, che consisteva in un percorso hebert. Come le Aquile puntano la preda dall’alto, noi desideravamo la vittoria e i nostri sforzi sono stati ricompensati: siamo riuscite ad arrivare alla gara finale.. per poi essere dichiarate vincitrici! Tutte noi eravamo un mix di adrenalina, gioia e voglia di vincere: emozioni meravigliose da vivere! Ci siamo sentite unite come in un unico corpo, che non potrebbe fare a meno neanche di una persona della Squadriglia per poter continuare il percorso.
Questa esperienza è stata per noi l’ennesima dimostrazione della forza che ha un gruppo di ragazze, unite per caso, ma che nonostante tutto continuano a supportarsi, a non voltarsi le spalle nel momento del bisogno; noi eravamo lì, ad urlare a squarciagola il nome di una nostra compagna che correva, e appena vedevamo che era insicura, eravamo pronte a gridare il suo nome ancora più forte, perché è troppo semplice volersi bene e starsi accanto quando le cose vanno secondo i piani! Abbiamo un debole per le complicazioni: dallo scegliere la strada più facile, alla realizzazione di una missione.. fino a questo.
Il gioco ci aveva dato la carica per affrontare al meglio il resto della giornata, restava da presentare la seconda parte della missione, una Buona Azione di Squadriglia, e la gara di cucina, di cui, per vari motivi.. preferiamo non parlare.
La presentazione andò bene: circa un mese prima del San Giorgio eravamo state alla Casa di Quartiere Sant’Anna di Perugia per passare un pomeriggio con delle simpatiche signore.. di altri tempi! Con loro abbiamo scoperto un mondo ignoto: ci hanno fatto scoprire le storie dei loro amori, ci hanno trasportato nelle loro vite, con tutte le gioie e i dolori passati. È stato un momento molto costruttivo per noi, perché queste donne ci hanno fatto capire quanto passa veloce la vita e quanto è importante viverla fino in fondo, senza avere troppi ripensamenti: è stata una vera e propria lezione di vita.
E alla fine, dopo sforzi, ore passate in sede, idee e impegno, durante il quadrato finale, siamo state decretate le vincitrici del San Giorgio 2019 e ci è stato donata la spada di San Giorgio e lo scudetto, da conservare in sede per tutto l’anno.
Ma la cosa che ci ha riempito il cuore è stata la gioia e l’orgoglio che abbiamo visto negli occhi delle nostre Capo, che si sono commosse più di noi durante la premiazione: sembrava che loro vedessero tutto il nostro faticoso percorso che abbiamo attraversato in quell’anno; tutte le cadute fatte sono state ricompensate da quella vittoria! Anche se, per noi, la vera vittoria è stato sentirsi dire da loro: “Brave, ce l’avete fatta!”.
Nei loro occhi lucidi vedevamo il futuro che ci aspettava.

Squadriglia Aquile

"Estote Parati": siate sempre pronti a farvi emozionare dalle occasioni della vostra vita

 

Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo su una delle mie esperienze scout mai avrei pensato di ricordare con voi il San Giorgio dei 100 anni del Guidismo.

Non perché non sia stata una bella esperienza, ma non è mai stato uno di quei ricordi che con il tempo riportavo alla mente. Non so esattamente il perché. Ed è forse questo il motivo per cui ci ho messo molto tempo a scrivere.

Ripensavo a quei giorni, alle attività fatte, ero Capo Squadriglia.. e che Squadriglia sottolineerei! Una bomba, eravamo 8, o forse anche 9, tutte ragazzine in gamba e con una voglia di dimostrare di essere toste che non avete idea.

Però non ricordo benissimo le attività, non sono mai stata brava con la memoria e le cose da ricordare e chi mi conosce bene lo sa!

Ma di quel San Giorgio ho dei flash di momenti veramente esilaranti: le ciglia bruciate durante la gara di cucina per mantenere la fiamma alta e costante, perché dovevamo vincerla quella gara, ma non so come sia andata alla fine, se ne sia valsa la pena. I km per riempire le taniche d’acqua, eravamo molto distanti dalla fonte e dovevamo passare in mezzo a non so quante tende. Ricordo la «cazzutaggine» che mettevamo tutte nei giochi e ricordo la pioggia (amica sempre presente al San Giorgio).. sì, la pioggia che fece piangere disperatamente Marianna che era in preda al panico perché non trovava gli occhiali da vista.. non li trovava perché li aveva indosso!

Eravamo così tante Guide, ricordo le tantissime tende, eravamo divise in sotto campi per poter gestire tutto al meglio, mi pare fossimo tutti i Distretti del centro Italia, e solo Roma ha 4 distretti che occupavano mezza base di Soriano. Facevamo il quadrato dell’alza bandiera in cui erano visibili solo le Capo Squadriglia perché altrimenti non sarebbe bastato lo spazio!

Nel tentativo di riportare alla mente quei giorni quello che meglio ricordo è quella sensazione che sentivo dentro di me, sensazione a cui ho saputo dare un nome solo con il tempo, con tanti altri campi estivi, con tanti campi mobili, con tanti raduni, tanti km, tanti sacrifici, tante risate e tantissime lacrime: l’amore profondo che nutro per lo Scoutismo.

Forse è stato proprio in quel San Giorgio che si è accesa chiara in me quella fiamma.

Ringrazio il Signore ogni giorno di avermi dato la possibilità di vivere certe esperienze che mi hanno condizionato talmente tanto la vita da essere quella che sono oggi anche per merito di tutto ciò.

Emilia, Brezza Leggera

A casa del templare che si preparava al Cammino di Santiago


Il Branco “Waingunga”, nelle sue trenta primavere di caccia, ha vissuto molte avventure guidato dagli Akela che si sono avvicendati negli anni, insieme ai tanti Vecchi Lupi che hanno cacciato con noi, ma le Vacanze di Branco che ricordo con maggior piacere sono quelle del 2013: dopo appena un anno di pausa dal mio Servizio in Branco, non avevo resistito al richiamo della Giungla e senza accorgermene mi ero ritrovato dopo qualche mese di nuovo alla guida del Branco, unica unità in cui fino ad allora avessi mai prestato il mio Servizio.

L’anno 2013 vide l’ingresso di molti Lupetti e la conferma di quasi tutti i lupi che avevano cacciato con il Branco l’anno precedente e di mese in mese andavano affinandosi le capacità dei lupetti e il Co.Bra. diventava sempre più affiatato: fu così che capitammo a casa del Templare che si preparava per il Cammino di Santiago.

Sì, confermo che quanto avete letto non è frutto né di una cattiva digestione né di una serie di errori di battitura, ma andiamo con ordine. Insieme al mio Consiglio di Branco volevamo preparare una caccia estiva ricca di prede per i nostri Lupetti, molti dei quali sono ancora nel gruppo sia come Esploratori che come Rover; e dopo molto lavoro trovammo che non c’era di meglio che avere durante le vacanze di branco la visita del centurione romano Caio Bono, che con la sua arguzia tutta romanesca potesse tirare fuori da ciascun Lupetto un vero “
sordato de Roma… se fa pe’ dì… ”: ci mancava solo una casa nella quale Caio potesse fare la sua apparizione. Solo che di case libere non ne trovammo e alla fine ce ne fu consigliata una a Rigutino di Cortona, ma non era proprio libera: era casa di Giovanni, Cavaliere Templare! Avete capito bene: un cavaliere con tanto di croce patente: rossa con otto punte (come la nostra) scudo, spada.. niente cavallo, ma bastava così! Anche perché la sera il cortile diventava meta di tutti gli anziani del paese che si riunivano per scambiare quattro chiacchiere.

Per fortuna in quel periodo Giovanni si stava preparando per un pellegrinaggio a Santiago de Compostela e tra commissioni e cene da amici ci ha lasciato liberi di organizzare le vacanze di Branco come meglio volevamo, tra racconti giungla, visite dell’Akela di Distretto e l’immancabile Caio Bono e il suo addestramento che prevedeva prove fisiche, così come la preparazione della cena del legionario (focaccia fatta dai lupetti e carne alla brace) che è terminato con la visita al “tatuatore”, che ha ricoperto i lupetti di disegni e simboli imperiali per festeggiare la fine delle prove da sostenere per entrare a fare parte dell’esercito romano.
Non poteva mancare l’uscita, nella quale abbiamo raggiunto un vero e proprio parco naturale a pochi (si fa per dire) chilometri che abbiamo percorso a piedi allietati dalla costante domanda: “Quanto manca, Akela?”, intercalata da: “Siamo arrivati?” che i lupetti ripetevano ogni 200 metri! Nel parco comunque abbiamo trovato sia cinghiali allo stato brado, che mangiavano dalle mani dei turisti e dei lupetti, che cerbiatti ed altri animali che qualche lupetto ha ritratto per la specialità di pittore e non sono mancate nemmeno le vesciche ai piedi!

Come sempre accade i giorni del campo vanno sempre di corsa e in breve ci siamo trovati alla giornata conclusiva nella quale abbiamo condiviso con lupetti, genitori e il cavaliere Giovanni un bel pranzo cucinato sulla brace.

Auguro al Branco Waingunga almeno altre trenta di queste primavere!

Marco Valerio
Akela

La forza del Lupo è nel Branco, la forza del Branco è nel Lupo


Nei 20 anni di vita attiva nel nostro Gruppo Scout, ho avuto il privilegio di viverne ben 14 nel Branco Waingunga, 3 da lupetto (da cucciolo fino a Lupo Anziano) e 11 da Vecchio Lupo (prima Bagheera poi Akela).
Purtroppo la mia memoria non è come quella di Hathi o Kaa: ho qualche problema nel ricordare nei dettagli una singola attività, quindi vorrei raccontarvi due aneddoti in grado di descrivere lo spirito dei nostri e vostri fratellini più piccoli che negli anni hanno percorso la pista nella giungla.

I Vecchi Lupi conoscono bene una “malattia” che colpisce spesso i Lupetti più piccoli o comunque alla loro prima esperienza alle Vacanze di Branco: la “mammite”. La mammite colpisce solitamente la terza sera, verso l’ora di cena. La nostalgia di casa si fa sentire, influendo sull’umore e sull’appetito, portando spesso anche le lacrime. Una camomilla addolcita da un po’ di miele e qualche parola di conforto (magari dalla scolta/capo/nonna che fa servizio aiutandoci in cucina), riescono spesso a far rientrare l’emergenza. Quella sera però l’umore del nostro lupettino era ancora nero: così al cerchio serale chiedemmo al Consiglio d’Akela di aiutare i Vecchi Lupi. Bruno si prodigò per consolare e tirare su il morale del suo fratellino più piccolo, coinvolgendolo nel canto e nel gioco, ricordando poi come anche lui ci fosse passato due anni prima, e che tre giorni sarebbero passati presto, divertendosi in compagnia degli altri Lupetti che così come lui erano lontani da casa.

Un altro episodio che racconta il carattere e il coraggio dei Lupetti quando si tratta di divertirsi è il seguente. Il Branco sta vivendo le Vacanze di Branco nell’eugubino, a “Casa Tarza”.
Il terzo giorno delle VdB è dedicato alla Caccia: è una bella giornata, dopo l’alzabandiera e il Grande Urlo il Branco parte seguendo Akela e cantando allegro. Dopo i primi giochi, si continua a seguire la pista, che costeggia un torrente che disegna diverse anse, formando delle piscinette profonde circa un metro. L’ideale per divertirsi in acqua, lanciandosi la palla.
Il sole di fine estate ci riscalda filtrando tra i rami degli alberi. Il problema è che l’acqua del torrente non è esattamente tiepida. Mentre io e Chil abbiamo resistito solo pochi minuti con il busto immerso in acqua, i nostri fratellini, esaltati dall’idea dell’ultimo bagno della stagione, giocavano nel torrente pieni di entusiasmo, senza preoccuparsi minimamente della temperatura.

Quando il nostro fondatore B.-P. ha ideato il lupettismo per dare la possibilità ai ragazzi di iniziare a vivere lo scoutismo già dagli 8 anni, sapeva che anche nei fratellini più piccoli avrebbe potuto trovare la generosità, l'empatia, il coraggio e l'entusiasmo necessari.


Giuseppe, Formica Istruita

Sforzati sempre di vedere ciò che splende oltre le nuvole più nere

La mia esperienza come Capo Cerchio è iniziata nel 2016: è stata una delle emozioni più forti vissute durante il mio percorso Scout. Avere quelle barrette gialle sulle spalle significava coronare un sogno che portavo nel cuore da molti anni.

Non tutto, però, va sempre come avevi progettato: le difficoltà infatti non hanno tardato ad arrivare. Esattamente un anno dopo aver provato quella gioia immensa ho passato uno dei momenti più bui dal quale non vedevo via d’uscita. Il basso numero di coccinelle, le incomprensioni e le discussioni mi hanno portato a chiedermi se valeva veramente la pena passare le giornate a organizzare le riunioni, alzarmi presto la domenica mattina e se volevo veramente dedicare il mio tempo, la mia mente e il mio corpo a quel mondo che non riconoscevo più. La risposta a queste domande era sempre “NO”, mi sentivo di aver deluso quella piccola bambina di 8 anni e i suoi grandi progetti. Ho continuato non so bene per quale motivo, forse perché in fondo sapevo che quello era il mio posto e vedere la gioia negli occhi di quelle tre coccinelle mi riempiva il cuore ogni volta. Poi però tornavo alla realtà e tutto tornava nero.

Il punto di svolta è arrivato ad aprile 2017, precisamente il 29 – 30 aprile – 1° maggio.
Sono partita per l’Incontro Nazionale delle Capo Cerchio, a Venezia. Sono partita fisicamente, mentalmente ero lontana, non avevo nessuna aspettativa, ormai ero decisa a lasciare tutto. Come al solito, non tutto va come te lo aspetti. Sono stati tre giorni pieni, intensi, meravigliosi. Vedere tutte quelle persone, là, esattamente come me, tutte con lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di fare ha smosso qualcosa nel profondo. Poter vivere quei giorni con altre Capo Cerchio, tra attività, canti, racconti, risate, mi ha aperto gli occhi e spalancato il cuore.
Ero nel posto giusto al momento giusto.
Ho capito che ne valeva la pena, e che dovevo dare il 100 per cento per questo Servizio, perché quello era il mio posto. Sono tornata con un altro spirito, un’altra mentalità, e anche le cose nel mio piccolo cerchio sono migliorate. Le discussioni non sono finite, ma io le vivevo con tutto un altro atteggiamento, sapevo che quello che stavo facendo aveva un senso, e nessuno poteva farmi credere il contrario. Quell’incontro è stato il mio sole.
Ho capito che il Servizio non sempre è cosa facile, e credo che il bello sia proprio lì.
Al campo scuola mi dissero: “Per ogni cosa negativa prima o poi arriverà qualcosa di positivo” ed è proprio vero. Servire richiede sacrificio, passione, dedizione, fatica, lacrime, ma servire ti riempie il cuore di qualcosa di più, ti fa dire “SI”.

Grazie a quell’incontro ho capito che l’unica cosa che davvero conta è la gioia negli occhi delle coccinelle e quella voglia irrefrenabile che hanno di scoprire il mondo insieme a te. Per questo bisogna ricordarsi sempre di “Vedere ciò che splende oltre le nuvole più nere”, perché le difficoltà ci saranno sempre, ma il sole è sempre là pronto a splendere di nuovo.

Buona Strada!

Lucrezia, Marmotta Generosa
Capo Cerchio


Capo Cerchio e Coccinelle: pedagogia e oltre!


Mi è stato chiesto di scrivere un articolo che riguardasse un momento memorabile della mia esperienza come Capo Cerchio. Pensandoci bene è veramente difficile trovarne uno solo; è stata un’esperienza ricca di emozioni che ha sicuramente segnato la mia persona e la mia formazione.
Moltissimi sono i ricordi che riaffiorano alla mia mente se penso a quegli anni. Come per esempio la pazza corsa delle Coccinelle che ogni domenica mattina, al mio arrivo in sede: mi venivano incontro per salutarmi gridando “Meriiiii”, abbracciandomi fortissimo; mi assalivano e travolgevano letteralmente. Ma era un travolgimento pieno di affetto! Cosa mai avrò fatto per meritare tutto questo affetto gratuito? I bambini sono così: magnificamente sinceri e spontanei.
Dal momento che mi è stata data l’opportunità di entrare in Cerchio (e non credo sia stato un caso) è iniziata la mia lunga storia d’amore con i bambini, giorno dopo giorno me ne innamoro sempre di più.
Ma come non innamorarsi di una Coccinella che, con sette puntini neri sullo zucchetto, viene da te saltellando, ti sorride e ti riempie di domande? La loro curiosità è infinita e tu per loro sei un pozzo di scienza. Ma la cosa bella è che anche loro lo sono per te e non lo sanno!
Ah, quante cose ho imparato da quelle bambine e quanto ancora c’è da imparare! È uno scambio reciproco, un crescere insieme, un educarci a vicenda.
Vogliamo parlare dei loro abbracci togli-fiato? Delle loro fragorose risate? Ma anche dei loro pianti, delle loro piccole delusioni e dei loro litigi. Sicuramente non ci si annoia, con loro c’è sempre qualcosa da fare! Ma è proprio qui il bello: il modo in cui loro riescono a riempirti la giornata e il cuore con poco.. che riflettendoci bene, così poco non è.
Una delle tante altre cose che ricordo con molto piacere è il momento del “racconto” vissuto durante una riunione o al Volo estivo sotto un cielo stellato. L’interesse, lo stupore e l’allegria che leggevo nei loro occhi durante le mie invenzioni era impagabile. In quei preziosi momenti condividevamo qualcosa di unico, che era solo nostro e solo noi potevamo capire con la nostra complicità.
Le loro creazioni, le loro scenette, i loro giochi, i loro piccoli momenti di follia dopo una giornata stancante, le nostre cene al Volo estivo, le nostre ninne nanne, le loro Promesse: quelle sì che erano veramente emozionanti!
Vedere quella bambina, che magari era entrata timidamente in Cerchio, un po’ impacciata che piano piano ha affrontato le sue piccole difficoltà, inciampando e rialzandosi, e che con gioia ha continuato a camminare vicino a te, che è cresciuta.. vederla e sentirla pronunciare quella Promessa, alla quale tutti noi siamo ancorati, è bellissimo, appagante e commovente.
Guardi a quelle bambine, quelle piccole donne e speri che un giorno diventino grandi e forti, pronte per affrontare la vita che le aspetta, augurandogli ogni bene possibile e ringraziandole per tutto quello che sono riuscite a donarti.


Maria Chiara, Fochina Frizzante

Trent'anni di.. Grazie!

 

30 anni di vita per il Gruppo Perugia 1.
16 anni passati con l’Uniforme addosso per me.
E considerando che di anni ne ho 24, posso dire di aver trascorso due terzi della mia vita con gli scarponi ai piedi, la camicia azzurra, la gonna pantalone e il fazzolettone bianco e rosso al collo.
Potrei spendere tante parole per raccontare quello che è stato, è e sarà questo Gruppo per me.
Oggi, però, non si parla solo di me. Si parla di tutti.
Si parla di 30 anni fatti di Campi, di tende da riparare, di sorrisi, di gioie, di chilometri con lo zaino in spalla, di viaggi in treno o in autobus. Di riunioni in sede, di uscite con la pioggia o la neve, di missioni, di esperienze e di ricordi che rimarranno per sempre impressi nelle nostre menti.
Allora grazie, Perugia 1. Con il cuore in mano.
Grazie per averci regalato una “seconda casa”.
Grazie per averci messo accanto una Parrocchia e dei Sacerdoti che da 30 anni ci accolgono con pazienza e ci sostengono.
Grazie per aver portato lo Scoutismo nella vita di tante persone.
Grazie perché Gratitudine e Gratuità sono parole che abbiamo appreso tra le mura della nostra Sede.
Grazie per ogni singolo Lupetto, Esploratore e Rover.
Grazie per ogni singola Coccinella, Guida e Scolta.
Grazie per tutti i Capi che hanno speso il loro tempo, le loro forze e il loro amore in questo meraviglioso Servizio.
Grazie per tutte le famiglie che hai messo lungo la nostra Strada: senza il loro appoggio e la loro fiducia non saremmo dove siamo arrivati oggi.
Grazie per averci insegnato a cercare e trovare Dio nelle piccole cose, che poi sono le più grandi.
Grazie per aver donato a tanti di noi amicizie reali, sincere e profonde.
Grazie per aver messo lungo la nostra Strada tante persone, alcune delle quali ci proteggono dal Cielo: il loro ricordo è indelebile e ci fa commuovere.
Grazie per questi lunghi e ricchi 30 anni, vissuti a pieno.
Con l’augurio che la tua e la nostra Strada continui sempre.

Marianna, Antilope Vivace
Vice Capo Gruppo

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